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Il senatore Enrico Buemi e una delegazione della federazione piemontese del PSI visitano il Centro di Identificazione ed Espulsioni di Torino.

Visita al C.I.E.

Si è tenuta oggi 8 Giugno 2013, la visita ispettiva presso il C.I.E., Centro di Identificazione ed Espulsione di Torino del senatore Enrico Buemi, membro della commissione Giustizia, accompagnato dalla delegazione della federazione piemontese del PSI. Nel suo complesso la struttura risulta in grado di soddisfare le esigenze di capienza e rispetto dei diritti umani. Infatti, essa è in buone condizioni, se pur penalizzata da recenti atti di vandalismo interno, garantisce adeguati standard a persone la cui libertà viene limitata non prima di aver effettuato l’identificazione degli ospiti ragione per cui ne è motivata l’istituzione.

Analizzando i dati sulle presenze, i tempi di permanenza e la quantità di immigrati effettivamente riconosciuti - dichiara Enrico Buemi - la reale utilità dei C.I.E. è messa in discussione, poiché solo il 51% dei soggetti viene identificato ed espulso, la restante parte viene rilasciata col semplice foglio di via, senza poter giungere ad un'effettiva identificazione.

Enrico buemi si farà promotore di iniziative legislative e dichiara: Il contesto tecnico, politico ed ideologico che ha portato alla creazione di questi centri è ormai superato, la mancanza di risorse porta sicuramente ad una rivisitazione anche di queste strutture che spesso risultano inadatte ad ottemperare il motivo della loro creazione, dovuto spesso alla mancata collaborazione da parte dei paesi d’origine e i consolati. Il controllo dell’immigrazione irregolare dovrebbe essere attuata con adeguate azioni di prevenzione presso gli stati di provenienza e con una semplificazione delle procedure di rilascio delle autorizzazioni per l’accesso al nostro Paese, spesso causa di immigrazione irregolare e di devianze successive. Poco è stato fatto finora, è necessario un cambio di passo, altrimenti si rischia di distribuire sofferenze ed iniquità a soggetti già deboli. Il lavoro che faremo al Senato - conclude - sarà correlato ad un lavoro incentrato sull’abrogazione delle norme sul reato di clandestinità; dobbiamo iniziare a chiamare le cose col loro nome, non si può criminalizzare una condizione e lasciare le condotte senza giustizia.

L’iniziativa proseguirà con la campagna #CambiamoNoi, che nelle prossime settimane porterà avanti la raccolta firme per il referendum “Abrogazione reato di clandestinità”.

Il referendum, infatti, prevede l’abrogazione degli articoli 4 bis e 5 bis del testo unico immigrazione, entrambi incidenti sul permesso di soggiorno perché legano indissolubilmente la possibilità di restare nel nostro Paese - anche di cittadini da anni in Italia - alla stipula di un contratto di lavoro.

Eliminare le norme restrittive del pacchetto sicurezza 2009 volute da Maroni e la legge Bossi-Fini del 2002 è il primo passo  - conclude Enrico Buemi – e tornare almeno ad una regolamentazione simile alla Turco-Napolitano del 1998 segnerebbe il primo atto per cambiare concretamente la direzione ed arrivare ad una normativa degna di un paese occidentale, senza dimenticare che la regolarizzazione porterebbe nelle casse dello Stato tre miliardi di euro ogni anno di sole tasse”.

Il testo del referendum:

Abrogazione dell’articolo 10 bis del T.U. sull’immigrazione n.286 del 1998 e successive modificazioni.

Lavoro e immigrazione: abrogazione delle norme discriminatorie in materia di lavoro regolare e di soggiorno dei cittadini stranieri

«Volete che siano abrogati gli articoli 4-bis e 5-bis del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero), nel testo risultante per effetto delle successive modifiche e integrazioni?»

(9 giugno 2013)

 

 

 

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