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Enrico Buemi

 

 

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Lo stato di diritto si garantisce se la pena è certa, equilibrata e giusta

Intervento in aula del Sen. Enrico Buemi, capogruppo del Psi alla Commissione Giustizia di Palazzo Madama, nel corso della discussione generale sul decreto cosiddetto "Svuotacarceri"

Signor Presidente, in queste ore si sta parlando lungamente di stato di diritto, di applicazione della pena passata in giudicato e di tanti questioni che sono estremamente serie e certamente e che, voglio ribadire, non possono essere sottoposte né alla comicità né all'ilarità dell'Aula, però c'è uno stato di diritto che compete allo Stato. Le leggi, che lo Stato si dà attraverso i suoi organismi democratici, devono essere rispettate in primo luogo dallo Stato. Non si può pretendere che i cittadini rispettino le leggi, se poi lo Stato, laddove ha la responsabilità, non rispetta le leggi che autonomamente e liberamente si è dato.
È evidente che la situazione nelle carceri non rispetta questi principi di stato di diritto. I regolamenti carcerari ci sono e c'è la nostra Costituzione che dice che la pena deve avere una finalità rieducativa. Nelle nostre carceri c'è una finalità di tipo pedagogico, ma non educativa. Le nostre carceri molto spesso sono università della criminalità: si entra in carcere con un'esperienza empirica, magari in alcuni settori soltanto e si esce con la laurea molto spesso in altri settori perché la promiscuità, l'ozio, il tempo perso, la vessazione e la violazione dello stato di diritto sono un fatto permanente.
Non lo dico io che ho soltanto visitato qualche centinaio di istituti di pena, ma lo dicono le convenzioni internazionali, le sentenze dei tribunali internazionali; lo dice, qualche volta, anche qualche nostro tribunale. Quindi, questa questione dell'azione dello Stato per riportare lo stato di diritto all'interno delle sue istituzioni, quelle più delicate, è un obbligo e non una facoltà. Non ci può essere manifestazione folcloristica o altro degli amici e colleghi della Lega che può farci derogare da questo principio. Noi dobbiamo riportare la legalità nel nostro Paese a tutti i livelli nella politica, nelle istituzioni e nei corpi dello Stato. Mi associo alle considerazioni del collega De Cristofaro. Questo fatto accaduto nei giorni scorsi è grave e deve essere verificato nei suoi vari aspetti e dobbiamo riportare lo stato di diritto nelle nostri carceri.
Voglio dire due parole di verità sulla questione dell'indulto perché il luogo comune è una cosa, mentre i dati sono già stati richiamati dal collega Susta. L'indulto ha prodotto beneficio aggiuntivo; ha svolto una funzione pedagogica in questo caso perché i recidivi sono di meno rispetto agli altri che non hanno goduto del beneficio dell'indulto. L'indulto ha una funzione deterrente in questo caso perché se commetti un nuovo reato devi scontare la pena che ti è stata indultata. Questo mi pare che, da un certo punto di vista della deterrenza, abbia un'efficacia dimostrata.
Voglio dare atto - in questo senso dissento dal collega De Cristofaro - alla tanto vituperata legge ex Cirielli che ho osteggiato in Parlamento, alla Camera, quando ero in quel ramo del Parlamento. Dal punto di vista dei dati, che sono riconosciuti nelle statistiche, ha avuto anch'essa un effetto benefico e, quindi, bisogna dare a Cesare quello che è di Cesare; dobbiamo riconsiderare con il massimo dell'oggettività le questioni e i fatti come essi sono. Faccio un'ultima considerazione. Io credo che dobbiamo smettere di pensare che il carcere possa essere il toccasana di tutti i comportamenti criminali. Lo dico anche rispetto alla problematica di questi giorni.
Lo dico anche rispetto alla problematica di questi giorni: lo Stato di diritto si garantisce, non c'è dubbio, se la pena è certa, se la pena è equilibrata e se siamo in grado di farla applicare con giustizia. Questo richiama il principio dell'equilibrio e della necessità di valutare, in primo luogo da parte del legislatore e del giudice, le opzioni che devono essere date al carcere.
Dovremmo fare tutti autocritica, perché se da una parte approviamo norme che svuotano le carceri, dall'altra introduciamo il sistema detentivo per reati che potrebbero essere invece sanzionati diversamente.
Il decreto in via di conversione, come ho detto ieri, avrebbe avuto bisogno di qualche ulteriore messa a punto. Tuttavia, la situazione è così grave ed impellente - e non è questione di ferie estive, ma di un'urgenza che si protrae da anni - da rendere necessario votare a favore della sua conversione, pur mantenendo le perplessità di una inadeguatezza che certamente registriamo per alcuni punti.
Desidero concludere ricordando una questione che ho posto con gli emendamenti, questione che ha trovato accoglimento solo in un ordine del giorno: noi abbiamo il dovere di rassicurare e rasserenare l'opinione pubblica - e in questo sono d'accordo con i colleghi della Lega - ma la risposta non può essere soltanto il carcere. La risposta sono i controlli elettronici che la tecnologia moderna mette a disposizione e le diverse pene che possono essere applicate in alternativa al carcere.
Pertanto, invito il Governo a fare lo sforzo di applicare con maggiore apertura gli strumenti che la modernità mette a disposizione.

Giovedì 8 agosto 2013

 

 

 

 

 

 

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