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Mori innocente non piace ai forcaioli, discutere sentenze solo se assolvono?

 

Non ho capito bene una cosa: ma le sentenze si rispettano o si discutono? Io ho sempre pensato che si discutono, specialmente le sentenze di condanna. C’è però in giro molta gente – quasi tutto il mondo politico e giornalistico – che, per esempio, in occasione della sentenza Ruby (vistosamente assurda) ha pensato di contrastare l’assurdità della sentenza con quella frase che risolve tutto: “Le sentenze si rispettano non si discutono”.

Vabbe’, ma allora perché quelle stesse persone ora saltano su indignate e discutono eccome, e anzi gridano “vergogna” contro la sentenza che ha mandato assolto il generale Mori? Semplice: perché questa sentenza non gli piace, visto che smonta due o tre anni di polemiche su mafia e politica. Ma allora dovremmo riscrivere quella formula tanto bella: “le sentenze che ti piacciono si rispettano…”. Il giornale di Travaglio, ad esempio, riferendo dell’assoluzione di Mori titola così: “Il fatto c’è ma non è reato…”. Bel titolo. Si potrebbe usare lo stesso titolo, rovesciandolo, per la sentenza Ruby-Berlusconi: “Il fatto non c’è ma costituisce reato…”. Non è così? Di sicuro che Berlusconi abbia fatto sesso con Ruby è abbastanza improbabile: “Il fatto non c’è”. Se poi il non fatto sia o no un reato lo decidono i giudici. Nel caso del generale Mori le cose sono in realtà un po’ diverse: i giudici lo hanno assolto perché hanno stabilito che le testimonianze di Ciancimino erano inattendibili e che Mori non fece niente per evitare la cattura di Provenzano. Di quello era accusato: di avere evitato la cattura di Provenzano, nel 1995, per rispettare l’accordo Stato-Mafia di tre anni prima.

E’ chiaro che questa sentenza avrà un effetto domino. Sarà difficile in altri processi di mafia considerare attendibile la testimonianza di Ciancimino. E sarà complicato spiegare la trattativa Stato-Mafia se è vero che finora un ruolo fondamentale in questa trattativa era stato attribuito al generale Mori, il quale invece esce a testa alta per la seconda volta da un processo indiziario.

 

PS. Una osservazione su come funzionano i giornali. Ieri nessun giornale ha aperto con la sentenza Mori, che pure era evidentemente il fatto di maggior novità della giornata. Il “Fatto”, ad esempio, ha aperto con l’arresto dei Ligresti, notizia assai rilevante e anche curiosa – per la decisione di far retata di tutta una famiglia – ma meno clamorosa. Mi faccio solo questa domanda (dalla risposta facile): ma se, per esempio, il generale Mori fosse stato condannato, il “Fatto” su cosa avrebbe aperto? E quanti giornali italiani non avrebbero aperto su Mori? Diciamo così, allora: le sentenze vanno rispettate se sono di condanna…

Articolo di Pietro Sansonetti pubblicato su Gli Altri del 18 luglio 2013

(22 luglio 2013)

 

 

 

 

 

 

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