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Qualche riflessione su amnistia e indulto

Giuseppe La Ganga

D'ora in avanti penso sarebbe necessario esprimersi sulle varie questioni politiche prescindendo dalle vicende di Berlusconi. Sarebbe il modo migliore per accelerare il superamento della sua egemonia su tutta l'agenda politica, che dura da vent'anni.

Questa premessa è necessaria perché vorrei dire la mia sulla questione amnistia-indulto, che sono due cose ben diverse.

Le amnistie chiudono, o dovrebbero chiudere, fasi storiche o sanciscono svolte  rilevanti, sia di politica giudiziaria (p.e. nuovo codice penale), sia di quadro politico generale. A meno di concepirle ancora come il dono grazioso del sovrano, in occasione della nascita del primogenito maschio.

Ne cito due, quella del '47 di Togliatti, che chiuse i conti, almeno dal punto di vista penale, con le tragedie della guerra civile; e quella dell'89 che chiuse i conti con la lunga stagione dei finanziamenti esteri ai partiti (specialmente quelli sovietici al PCI).  Sarebbe stata utile e necessaria anche negli anni '90 per segnare il passaggio dalla prima alla seconda repubblica, ma a quei tempi imperversava il giustizialismo spiccio (anche di Berlusconi) e, si sa, noi eravamo tutti ladri.

Per tornare ad oggi, sarebbe ipotizzabile un provvedimento del genere dopo il varo di una nuova costituzione o comunque al termine di un processo di profonde riforme in grado di riconciliare i cittadini con le istituzioni e la politica democratica.   Mettere il carro avanti ai buoi, quando non si sa ancora se riusciremo ad uscire dal pantano, mi sembra inopportuno.

L'ipotesi dell'indulto invece va valutata con altri criteri.  Intanto va detto che un provvedimento straordinario di politica carceraria, necessario quando quella ordinaria è fallimentare, non è uno scandalo. Naturalmente lo può diventare se, ad ogni lustro, la questione si ripropone identica. Gli argomenti pro e contro sono purtroppo spaventosamente uguali a quelli di ogni altra volta precedente, come se la memoria non esistesse (e, ahimè, temo che non esista).

Questa volta vorrei che l'inevitabile indulto fosse preceduto da qualche provvedimento strutturale. Che so, l'estensione delle pene alternative al carcere, la depenalizzazione di alcuni reati, una seria riflessione, e magari qualche decisione, sui reati connessi alla droga, che da soli costituiscono quasi la metà dei motivi di carcerazione.

Quanto alla diffusa convinzione che i detenuti liberati con l'indulto tornino a delinquere più facilmente, una ricerca di Luigi Manconi dimostrerebbe il contrario.  Chi ha scontato regolarmente la pena tende a delinquere quasi il doppio di chi ha usufruito dell'ultimo condono.  Come a dire che è il carcere la migliore scuola di perfezionamento dei criminali!

martedì 15 ottobre 2013

 

 

 

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