Crisi dei partitiIntini: “Peggiorare per non perire”
A
Santomato (Pistoia) si sta
svolgendo (dal 19 luglio al 7
agosto) il festival del PD, dove
sono stati presenti tutti i
leader di quel partito. Giovedì
25, dopo l’intervento di
Zingaretti, si è svolto un
dibattito (nella foto) tra Piero
Fassino, Pierferdinando Casini e
Ugo Intini su un tema inconsueto
per un festival: il confronto
tra la politica attuale e quella
della prima Repubblica. Forse è
il segno che la catastrofica
condizione della democrazia fa
finalmente riflettere. Intini ha aggiunto due
considerazioni. Primo. La crisi
dei partiti tradizionali è
generale nel mondo, ma in Italia
siamo addirittura alla loro
scomparsa. Ciò è particolarmente
grave perché da noi storicamente
sono in parte mancati i collanti
della Nazione efficaci altrove:
una borghesia con forte senso
dello Stato, forze armate
prestigiose, un corpo di
civil servant rispettato,
università meritocratiche e
selettive. I partiti sono stati
il principale cemento della
società italiana e la loro
distruzione ne ha fatto perciò
precipitare il degrado. Secondo.
Sarebbe ingeneroso attribuire
semplicemente alla scarsa
qualità personale degli uomini
politici lo spettacolo
devastante di oggi. Anche nella
prima Repubblica il livello di
molti poteva essere modesto, ma
i partiti che stavano alle loro
spalle assicuravano comunque
carisma, know how ed
esperienza. Intini sostiene che bisogna “peggiorare per non perire”. In una fase transitoria, bisogna prendere atto che non esistono più politica, destra e sinistra, regole e razionalità democratica. 5 Stelle e Lega non sono “populisti“. Chiamiamo le cose con il loro nome: sono antidemocratici. Hanno vinto e stretto un patto di puro potere conciliando spregiudicatamente gli opposti. Hanno imposto schemi semplici: gli onesti contro i disonesti, i nuovi contro i vecchi, la gente contro le elite. Bisogna cacciarli con semplificazioni altrettanto brutali: le persone per bene contro gli avventurieri, i competenti contro gli inetti, le persone raziocinanti contro gli scriteriati. Questo è il livello della politica e a questo dobbiamo adeguarci. Le persone per bene da contrapporre all’onda giallo verde che sta travolgendo la democrazia e l’economia vanno unite fuori dagli schemi tradizionali (validi ovunque ma purtroppo non più in Italia). Vanno cercate all’estrema sinistra, a sinistra, al centro e a destra. Non importa. Ciò che importa, nella emergenza, è unire tutti per evitare il baratro. Poi si vedrà. D’altronde, è vero che i gialloverdi non sono i fascisti. Ma è anche vero che sono la minaccia del momento alla democrazia. E che sempre, di fronte al pericolo, nel secolo scorso (in Italia e in Europa) si è vinto soltanto quando si è trovata l’unità: dai comunisti ai monarchici, passando per i socialisti, i cristiani e i liberali. Avanti! 29 luglio 2019
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