INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE URGENTE
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BUEMI. – Al Ministro della difesa. Premesso che:
- in presenza del divieto di ostentare simboli nazisti
scrupolosamente fatto rispettare in tutti i paesi tedeschi, il
vessillo di guerra della Marina imperiale germanica è diventato la
bandiera utilizzata in tutta Europa da gruppi neonazisti per
rivendicare la continuità con l’ideologia e la pratica
dell’hitlerismo;
- un vessillo di tale tipo per un periodo di tempo indeterminato –
ma sufficiente per essere ripreso da una telecamera dall'esterno
della caserma Baldisserra, sul lungarno Guglielmo Pecori Giraldi – è
rimasto affisso, a Firenze, in una camerata della caserma del VI
battaglione carabinieri Toscana. Il responsabile è stato
individuato, in seguito agli accertamenti interni, nella persona di
un giovane carabiniere, nei cui confronti è stata avviata un'azione
disciplinare.
- la caserma Baldisserra ospita non solo il VI Battaglione
carabinieri Toscana, ma anche gli uffici del comando regionale.
Nella camerata in questione risiedevano almeno altri tre militi e
non è pensabile che, in uno spazio aperto alla vigilanza dei
superiori, nessuno degli appartenenti alla comunità militare ivi
gravitante non abbia notato il fatto;
considerato che:
- nella seduta del 18 luglio 2017, questo interrogante osservava che
nel disegno di legge n. 2728 (concernente la riorganizzazione dei
vertici del Ministero della difesa e deleghe al Governo per la
riforma dello strumento militare ) “sembra mancare uno specifico
riferimento al contributo delle Forze armate alla crescita del senso
civico nazionale, ponendo l'accento sulle ricadute positive
derivanti da una maggiore integrazione fra le Forze armate e la
società civile” e sulla esigenza di predisporre idonei percorsi
formativi fianlizzati alla crscita della cultura democratica degli
appartenenti alle Forze Armate e ai Corpi di Polizia. Codesta
onorevole Ministra replicò, in quella circostanza, che “circa il
tema di un’eventuale reintroduzione della leva, nell’ottica della
necessità di diffondere tra i giovani determinati valori, ritiene il
dibattito di sicuro interesse e da affrontare approfonditamente in
futuro. Attualmente, però, le missioni internazionali richiedono
personale esperto e neppure un anno di leva sarebbe sufficiente a
formarlo”;
- nella predetta audizione in Commissione difesa del Senato, codesta
onorevole Ministra riconobbe che non è sbagliato “immaginare uno
strumento atto a non disperdere un patrimonio di valori condivisi e
finalizzato a fungere da esperienza unificante, quale era la leva”.
La stessa ministra della Difesa aggiunge oggi, alla luce dell’evento
fiorentino, che quanto avvenuto "è anche una offesa a tutte le donne
e gli uomini dell'Arma dei carabinieri e delle Forze armate che ogni
giorno condividono i valori della democrazia". In effetti, come ha
dichiarato al Giornale Radio Rai il procuratore militare Marco De
Paolis, "penso che sia più un grande problema di natura disciplinare
e culturale", dice il procuratore, che aggiunge: "La questione è
capire cosa significa un simbolo del genere, soprattutto per un
militare, credo che ci sia da interrogarsi sulla formazione
culturale dei giovani prima e dei militari poi”;
- in realtà, anche la formazione culturale degli appartenenti alle
forze armate (soprattutto quando professionisti e non più giovani di
leva) è parte delle incombenze gravanti sull’Amministrazione: se
questa li ospita nelle sue caserme, li mette a contatto dei
cittadini nelle pubbliche strade e li arma per le pubbliche funzioni
che svolgono, deve anche porsi il problema di mantenerne un elevato
livello di affidabilità democratica. Si tratta di una preoccupazione
che è lungi dal restare teorica, se è vero che – ancor prima della
riapertura delle indagini su quanto avvenuto nella notte tra il 15 e
il 16 di ottobre 2009 nella caserma dei Carabinieri di Roma-Appia
nel caso Cucchi – nella causa Cestaro contro Italia, la Corte
europea dei diritti dell’uomo (quarta sezione), con sentenza 7
aprile 2015, aveva riconosciuto che “gli agenti di polizia erano
rimasti indifferenti verso qualsiasi condizione di vulnerabilità
fisica legata all’età e al sesso, e verso qualsiasi segno di
capitolazione, anche da parte di persone che si erano appena
svegliate per il rumore dell’irruzione”;
- i «Principi dell’ONU», adottati dall’ottavo Congresso delle
Nazioni Unite per la prevenzione del crimine e il trattamento dei
rei, che si è tenuto a L’Avana (Cuba) dal 27 agosto al 7 settembre
1990, nelle loro parti pertinenti, recitano: «I poteri pubblici e le
autorità di polizia devono assicurarsi che tutte le forze
dell’ordine vengano selezionate mediante procedure adeguate, che
presentino le qualità morali e i requisiti psicologici e fisici
richiesti per il buon esercizio delle loro funzioni e che ricevano
una formazione professionale costante e completa. È opportuno
verificare periodicamente se essi continuano ad essere idonei
all’esercizio di tali funzioni. I poteri pubblici e le autorità di
polizia devono assicurarsi che tutte le forze dell’ordine vengano
selezionate mediante procedure adeguate, che presentino le qualità
morali e i requisiti psicologici e fisici richiesti per il buon
esercizio delle loro funzioni e che ricevano una formazione
professionale costante e completa. È opportuno verificare
periodicamente se essi continuano ad essere idonei all’esercizio di
tali funzioni. Per la formazione delle forze dell’ordine i poteri
pubblici e le autorità di polizia presteranno particolare attenzione
alle questioni di etica di polizia e di rispetto dei diritti
dell’uomo, in particolare nell’ambito delle inchieste, e ai mezzi
per evitare l’uso della forza o delle armi da fuoco, ivi compresa la
risoluzione pacifica dei conflitti, la conoscenza del comportamento
delle folle e i metodi di persuasione, di negoziazione e di
mediazione, nonché i mezzi tecnici, al fine di limitare l’uso della
forza o delle armi da fuoco. Le autorità di polizia dovrebbero
rivedere il loro programma di formazione e i loro metodi di azione
in occasione di particolari incidenti (§§ 18-20)»;
- anche le Osservazioni finali del Comitato dei diritti dell’uomo
delle Nazioni Unite riguardanti l’Italia, pubblicate il 18 agosto
1998 (UN Doc. CCPR/C/79/Add.94), pretendono da tutte le forze
dell’ordine analoga attenzione al profilo della formazione e della
vigilanza sugli standard qualitativi del servizio prestato dai loro
componenti: «Il Comitato è preoccupato per l’insufficienza delle
sanzioni nei confronti del personale della polizia e del personale
penitenziario che abusano del loro potere. Raccomanda di seguire con
la dovuta attenzione il risultato delle denunce depositate contro
membri dei Carabinieri e del personale penitenziario (§ 13)»;
si chiede di conoscere:
- come la catena di comando si sia atteggiata, dinanzi alla presenza
nella caserma fiorentina di un gruppo di carabinieri inerti,
disinteressati o addirittura conniventi rispetto all’esposizione di
un vessillo che esprime disprezzo per la Repubblica nata
dall’antifascismo;
- quali atti di vigilanza in via ordinaria siano messi in campo,
nelle caserme dell’Arma, per verificare la sobrietà della
sistemazione alloggiativa e l’assenza di comportamenti, individuali
o collettivi, atti a modificare, ledere o alterare la percezione
pubblica dell’affidabilità democratica dell’Arma;
- quali misure siano state adottate per garantire, nel personale
adibito a pubbliche funzioni di ordine pubblico e di uso legittimo
delle armi, lo stretto rispetto del principio di legalità,
l’ossequio della simbologia democratica e la più efficace
salvaguardia dei diritti dell’uomo.
BUEMI
4 dicembre 2017
Sandro Pertini
L'idea di socialismo
Loris Fortuna
Pietro Nenni
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