Responsabile

 

Enrico Buemi

 

 

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INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE URGENTE
ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

 

BUEMI. – Al Ministro della difesa. Premesso che:
- in presenza del divieto di ostentare simboli nazisti scrupolosamente fatto rispettare in tutti i paesi tedeschi, il vessillo di guerra della Marina imperiale germanica è diventato la bandiera utilizzata in tutta Europa da gruppi neonazisti per rivendicare la continuità con l’ideologia e la pratica dell’hitlerismo;
- un vessillo di tale tipo per un periodo di tempo indeterminato – ma sufficiente per essere ripreso da una telecamera dall'esterno della caserma Baldisserra, sul lungarno Guglielmo Pecori Giraldi – è rimasto affisso, a Firenze, in una camerata della caserma del VI battaglione carabinieri Toscana. Il responsabile è stato individuato, in seguito agli accertamenti interni, nella persona di un giovane carabiniere, nei cui confronti è stata avviata un'azione disciplinare.
- la caserma Baldisserra ospita non solo il VI Battaglione carabinieri Toscana, ma anche gli uffici del comando regionale. Nella camerata in questione risiedevano almeno altri tre militi e non è pensabile che, in uno spazio aperto alla vigilanza dei superiori, nessuno degli appartenenti alla comunità militare ivi gravitante non abbia notato il fatto;

considerato che:
- nella seduta del 18 luglio 2017, questo interrogante osservava che nel disegno di legge n. 2728 (concernente la riorganizzazione dei vertici del Ministero della difesa e deleghe al Governo per la riforma dello strumento militare ) “sembra mancare uno specifico riferimento al contributo delle Forze armate alla crescita del senso civico nazionale, ponendo l'accento sulle ricadute positive derivanti da una maggiore integrazione fra le Forze armate e la società civile” e sulla esigenza di predisporre idonei percorsi formativi fianlizzati alla crscita della cultura democratica degli appartenenti alle Forze Armate e ai Corpi di Polizia. Codesta onorevole Ministra replicò, in quella circostanza, che “circa il tema di un’eventuale reintroduzione della leva, nell’ottica della necessità di diffondere tra i giovani determinati valori, ritiene il dibattito di sicuro interesse e da affrontare approfonditamente in futuro. Attualmente, però, le missioni internazionali richiedono personale esperto e neppure un anno di leva sarebbe sufficiente a formarlo”;

- nella predetta audizione in Commissione difesa del Senato, codesta onorevole Ministra riconobbe che non è sbagliato “immaginare uno strumento atto a non disperdere un patrimonio di valori condivisi e finalizzato a fungere da esperienza unificante, quale era la leva”. La stessa ministra della Difesa aggiunge oggi, alla luce dell’evento fiorentino, che quanto avvenuto "è anche una offesa a tutte le donne e gli uomini dell'Arma dei carabinieri e delle Forze armate che ogni giorno condividono i valori della democrazia". In effetti, come ha dichiarato al Giornale Radio Rai il procuratore militare Marco De Paolis, "penso che sia più un grande problema di natura disciplinare e culturale", dice il procuratore, che aggiunge: "La questione è capire cosa significa un simbolo del genere, soprattutto per un militare, credo che ci sia da interrogarsi sulla formazione culturale dei giovani prima e dei militari poi”;

- in realtà, anche la formazione culturale degli appartenenti alle forze armate (soprattutto quando professionisti e non più giovani di leva) è parte delle incombenze gravanti sull’Amministrazione: se questa li ospita nelle sue caserme, li mette a contatto dei cittadini nelle pubbliche strade e li arma per le pubbliche funzioni che svolgono, deve anche porsi il problema di mantenerne un elevato livello di affidabilità democratica. Si tratta di una preoccupazione che è lungi dal restare teorica, se è vero che – ancor prima della riapertura delle indagini su quanto avvenuto nella notte tra il 15 e il 16 di ottobre 2009 nella caserma dei Carabinieri di Roma-Appia nel caso Cucchi – nella causa Cestaro contro Italia, la Corte europea dei diritti dell’uomo (quarta sezione), con sentenza 7 aprile 2015, aveva riconosciuto che “gli agenti di polizia erano rimasti indifferenti verso qualsiasi condizione di vulnerabilità fisica legata all’età e al sesso, e verso qualsiasi segno di capitolazione, anche da parte di persone che si erano appena svegliate per il rumore dell’irruzione”;

- i «Principi dell’ONU», adottati dall’ottavo Congresso delle Nazioni Unite per la prevenzione del crimine e il trattamento dei rei, che si è tenuto a L’Avana (Cuba) dal 27 agosto al 7 settembre 1990, nelle loro parti pertinenti, recitano: «I poteri pubblici e le autorità di polizia devono assicurarsi che tutte le forze dell’ordine vengano selezionate mediante procedure adeguate, che presentino le qualità morali e i requisiti psicologici e fisici richiesti per il buon esercizio delle loro funzioni e che ricevano una formazione professionale costante e completa. È opportuno verificare periodicamente se essi continuano ad essere idonei all’esercizio di tali funzioni. I poteri pubblici e le autorità di polizia devono assicurarsi che tutte le forze dell’ordine vengano selezionate mediante procedure adeguate, che presentino le qualità morali e i requisiti psicologici e fisici richiesti per il buon esercizio delle loro funzioni e che ricevano una formazione professionale costante e completa. È opportuno verificare periodicamente se essi continuano ad essere idonei all’esercizio di tali funzioni. Per la formazione delle forze dell’ordine i poteri pubblici e le autorità di polizia presteranno particolare attenzione alle questioni di etica di polizia e di rispetto dei diritti dell’uomo, in particolare nell’ambito delle inchieste, e ai mezzi per evitare l’uso della forza o delle armi da fuoco, ivi compresa la risoluzione pacifica dei conflitti, la conoscenza del comportamento delle folle e i metodi di persuasione, di negoziazione e di mediazione, nonché i mezzi tecnici, al fine di limitare l’uso della forza o delle armi da fuoco. Le autorità di polizia dovrebbero rivedere il loro programma di formazione e i loro metodi di azione in occasione di particolari incidenti (§§ 18-20)»;

- anche le Osservazioni finali del Comitato dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite riguardanti l’Italia, pubblicate il 18 agosto 1998 (UN Doc. CCPR/C/79/Add.94), pretendono da tutte le forze dell’ordine analoga attenzione al profilo della formazione e della vigilanza sugli standard qualitativi del servizio prestato dai loro componenti: «Il Comitato è preoccupato per l’insufficienza delle sanzioni nei confronti del personale della polizia e del personale penitenziario che abusano del loro potere. Raccomanda di seguire con la dovuta attenzione il risultato delle denunce depositate contro membri dei Carabinieri e del personale penitenziario (§ 13)»;

si chiede di conoscere:
- come la catena di comando si sia atteggiata, dinanzi alla presenza nella caserma fiorentina di un gruppo di carabinieri inerti, disinteressati o addirittura conniventi rispetto all’esposizione di un vessillo che esprime disprezzo per la Repubblica nata dall’antifascismo;
- quali atti di vigilanza in via ordinaria siano messi in campo, nelle caserme dell’Arma, per verificare la sobrietà della sistemazione alloggiativa e l’assenza di comportamenti, individuali o collettivi, atti a modificare, ledere o alterare la percezione pubblica dell’affidabilità democratica dell’Arma;
- quali misure siano state adottate per garantire, nel personale adibito a pubbliche funzioni di ordine pubblico e di uso legittimo delle armi, lo stretto rispetto del principio di legalità, l’ossequio della simbologia democratica e la più efficace salvaguardia dei diritti dell’uomo.
BUEMI

4 dicembre 2017

 

 

Sandro Pertini

L'idea di socialismo 

Loris Fortuna 

Pietro Nenni

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