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Corse clandestine, combattimenti fra animali, canili-lager sono un vaso di pandora scoperchiato

Il problema delle “Zoomafie”

di Roberta De Antonio

A Quello della Zoomafia è un grave problema che affligge molte regioni italiane, soprattutto al Sud.

Le cosche mafiose si insinuano in molti settori del mondo animale - un vaso di Pandora che, scoperchiato, mostra nefandezze di ogni genere: gestione di ippodromi e corse clandestine, combattimenti fra animali, canili-lager, tratta di cuccioli, macelli e allevamenti abusivi, contrabbando di fauna, bracconaggio, bio-pirateria, malandrinaggio di mare … per un giro d’affari che ha reso alla malavita, nel 2010, circa 6 MILIARDI di euro.

Le sole gestioni dei canili e del traffico dei cuccioli hanno dato alla criminalità un introito di 600 milioni di euro.

La piaga dei canili-lager esiste anche al Nord (ved. p.es. la chiusura, nel 2010, del canile comunale di Venaria) ma vede coinvolto soprattutto il Sud (un caso tristemente noto è quello di Porto Empedocle) dove sono implicati gli stessi Comuni, che affidano la gestione dei canili a privati a volte malavitosi i quali speculano sul numero dei cani assistiti per ottenere più fondi. Cani malnutriti, rinchiusi in recinti a cielo aperto, esposti alle intemperie; box di pochi metri quadrati pieni di escrementi nauseabondi, carcasse ammassate: queste sono le scene che le Forze dell’Ordine trovano in questi luoghi. Maltrattamento di animali, detenzione incompatibile con la loro natura, omissione di atti d’ufficio e peculato sono i reati imputabili.

Il traffico dei cuccioli è invece più diffuso nel nostro settentrione.

A pochi giorni dalla nascita nell’Europa dell’Est i cuccioli vengono nascosti in bauli o casse e durante il viaggio verso l’Italia restano senza cibo e acqua per parecchi giorni, per poi venire venduti (con tanto di pedigree e passaporto falsi, dove vengono alterate non solo l’età ma anche la documentazione riguardante le vaccinazioni previste dalla legge) a sprovveduti; il tutto, con la complicità di veterinari e negozianti compiacenti, coadiuvati dal fatto che nessuno fa mai controlli accurati e sistematici. Molti cuccioli non sopravvivono.

Il traffico illegale riguarda anche gli animali esotici e varie specie in via di estinzione.

Un altro business redditizio della Zoomafia sono le corse clandestine di cavalli su strada. Qui, sempre lo stesso copione: alcune persone in scooter sono incaricate di interrompere il traffico per permettere lo svolgimento delle gare e segnalare l’arrivo della polizia.

Sul rettilineo, non inferiore ai tre chilometri, gli animali si sfidano in una corsa senza esclusioni di colpi, tra un tifo da stadio. Ad assistere, non solo pregiudicati ma anche professionisti, avvocati, giudici e medici. Le immagini delle corse clandestine viaggiano anche su YouTube, e tramite Internet è possibile fare scommesse sul vincitore.

In Campania gli “ippodromi” sono situati su strade abbandonate o in via di realizzazione, ma gli allenamenti avvengono sulle spiagge, anche quando vi sono dei bagnanti ignari.

Sul Vesuvio si contano decine di recinti per cavalli; le gare si svolgono su strade a pochi passi dalla spiaggia e, guarda caso, in concomitanza con le partite.

Per i cavalli correre su tali piste è pericolosissimo, ma questo non interessa a nessuno.

Su tutto governa la criminalità organizzata, Mafia o Camorra che sia.

Secondo il Rapporto Zoomafia della LAV del 2010, le corse clandestine e le truffe nel mondo dell'ippica fruttano alla criminalità un guadagno di circa un miliardo di euro all’anno. Nel business della Zoomafia rientrano poi anche le feste patronali, nelle quali muore in media un cavallo e mezzo per corsa, il tutto con la complicità di Sindaci affiliati ai boss locali. Cosa succeda poi ai cavalli feriti o morti non è dato saperlo ma è facile da immaginare!

Nonostante gli sforzi dei Corpi Forestali e delle Procure, la Zoomafia continua oggi a prosperare più che mai e, malgrado un certo calo in alcuni settori (p.es. il traffico dei cuccioli e i combattimenti clandestini) dovuto all’attenzione pressante dell’opinione pubblica e delle forze di polizia, siamo ancora  ben lontani dal giorno in cui questo vaso di Pandora potrà essere richiuso.

 

 

 

 

 

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