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Difendere Mattarella non basterà. E nemmeno il PD basterà

È urgente che la prossima volta si arrivi uniti

Ha ragione Rino Formica a temere una crisi di sistema

di Claudio Martelli

Aver unito tradizione e innovazione è questo il grande merito della Critica Sociale di Milano e della Fondazione Salvemini di Torino che hanno trasferito su supporto elettronico cento anni di pubblicazioni dell’Avanti! Diviene così accessibile per tutti e per ciascuno da casa o dall’ufficio, in viaggio o nel tempo libero un patrimonio immenso di cultura e di lotte politiche per la libertà e per la democrazia, di educazione e di emancipazione del proletariato italiano dalla sottomissione, dallo sfruttamento, dall’ingiustizia sistematica. 

Mai come in questo caso appare evidente quanto sia vero che il mezzo è il messaggio. Il mezzo di comunicazione più potente perché più rapido, più diffuso, più diretto e più veloce realizza il fine universale del messaggio socialista, del socialismo democratico e umanitario. L’Avanti! digitale ci restituisce intatta, integra della sua pluralità di voci, conflittuale come fu, l’opera di civilizzazione  compiuta dai socialisti. Un’opera immensa che i socialisti dedicarono alla vita e alla coscienza di ogni donna e di ogni uomo. 

Ciascuno saprà approfittarne liberamente secondo i propri bisogni e i propri interessi. Ricercatori e storici potranno approfondire, rivedere, aggiornare, allargare i loro studi attingendo a questa fonte ricca e generosa, esclusiva di un giornale unico che rispecchia senza tradirla la quotidianità del passato. 

Giovani avidi di conoscere o semplicemente curiosi del passato o che cercano una bussola nel presente potranno conoscere i protagonisti, le idee, le esperienze di una parte costitutiva della nostra storia moderna. Potranno conoscerla in presa diretta attraverso la viva parola degli avi, dei nonni, dei padri e delle madri che quella storia l'hanno vissuta e l’hanno fatta con tutte le sue luci e le sue ombre. 

Conoscere quella storia significa attrezzarsi a capire anche il presente. Di più è la premessa necessaria per chi vuole cambiarlo questo presente, ovunque debba essere cambiato e anche per difenderlo tutte le volte che merita di essere difeso. Così si impara a distinguere il riformismo autentico dal cambismo superficiale e modaiolo. Distinzione utile a preservare la possibilità stessa di un futuro migliore. Distinzione utile anche reagire a questo spaesamento, a questo ignorantamento, che ci acceca e ci rende sordi per eccesso di informazioni insignificanti. 

Unire tradizione e innovazione significa anche uscire dai decrepiti castelli assediati da una modernizzazione senza tregua. 

La modernità è una tigre. Come tigri insaziabili agirono la prima rivoluzione industriale e poi le catene di montaggio e anche quest’ultima, elettronica, robotica, dell’intelligenza artificiale e di automi elevati a quasi uomini e di uomini ridotti a quasi automi. 

La modernità è una tigre e come insegnano gli orientali chi cavalca la tigre non può scendere perché se ci provi la tigre ti divora. L’unica cosa che si può fare è cercare di guidarla la modernità con l’astuzia della ragione per evitare che ti porti in un precipizio o al centro di una tempesta. Populisti e nazionalisti sono gli ignavi urlatori che vogliono scendere dalla modernità. Non meno ignavi sono i sedicenti modernizzatori che dalla modernità si lasciano trasportare ebbri di correre più veloci dove non sanno. 

I socialisti e i loro alleati grandi e piccoli per quanto oggi indeboliti e divisi hanno imparato dalla loro storia che rifiutare la modernità o lasciarsene travolgere sono errori catastrofici che lasciano senza protezione le vittime designate. Così non si serve né il progresso né la giustizia.

Il socialismo non è morto e non morrà finché  porrà uno scopo grande alla propria lotta e la nostra esige che non ci si accontenti di celebrare il passato ma si viva nel presente. 

Conosciamo i nostri alleati e riconosciamo anche i nemici che per quanto vestiti di panni diversi non riescono a nascondere i noti lineamenti dei nazionalismi che aizzano opposti nazionalismi, dei protezionismi che aizzano opposti protezionismi, del culto dei capi, della manipolazione dei deboli, del ricorrente tentativo di corrompere la democrazia in demagogia. 

Far sembrare facile il difficile è l’imbroglio degli opportunisti e dei trasformisti. Conosciamo il loro ritornello: sotto la coltre di declamazioni eroiche o francescane esso consiste nella più triviale delle ambizioni:  “levati tu che mi ci metto io”.

Presto, sembra molto presto, saremo tutti chiamati come cittadini a una nuova prova elettorale. La seconda in pochi mesi. Non si era mai visto. E se poco o nulla cambiasse? Torneremmo al voto per la terza volta? Ha ragione Rino Formica a temere una crisi di sistema e a chiedere sostegno per il presidente della Repubblica al quale i vincitori dimezzati vorrebbero togliere anche il potere e la responsabilità di indire nuove elezioni anticipate. 

Ma difendere Mattarella non basterà. E nemmeno il PD visto all’opera nell’ultima campagna elettorale e anche dopo basterà. E’ necessario, è urgente che alla prossima prova si arrivi uniti e preparati. Uniti tra di noi socialisti al di là di divisioni antiche e recenti, uniti ai democratici, ai radicali, ai verdi e alla stessa sinistra che si vuole più intransigente anche se troppo spesso nel momento della scelta si è dimostrata più capace di far perdere divisi che di vincere insieme. 

Quel che la storia vivente ci insegna coincide con la lezione delle grandi vittorie del passato e di non minori sconfitte. 

Ora il messaggio deve essere chiaro, senza equivoci: nella drammatica crisi democratica che attraversiamo è diventato necessario e urgente unire riformisti e moderati, laici e cattolici e persino conservatori e rivoluzionari purché condividano l’imperativo del momento: bisogna fermare la resistibile ascesa dei sovranisti anti Europa che prendono a modello despoti come Putin, come Orbàn e quella parallela di chi predica la democrazia della rete mentre sottomette se stesso e la dignità della politica a un’azienda privata. 

Non c’è speranza senza lotta e la nostra lotta è quella di rinnovare la democrazia italiana per difendere il popolo dai ciarlatani e dagli avventurieri.

Articolo pubblicato su Critica Sociale il 9 maggio 2018

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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