Con Craxi i
comunisti hanno sbagliato.
Parola di
Sergio Staino
Caro
Bettino, «i comunisti si
sono comportati male»
con te. «Con Craxi
avremmo fatto in Italia
la socialdemocrazia,
oggi avremmo una forza
laica, liberale che
difende i diritti
civili. E, invece,
abbiamo i Cinque Stelle
che per me sono il nuovo
fascismo».
Chi si scusa
con «Bettino» a 25 anni
da «Mani pulite» è
Sergio Staino,
vignettista di rango che
sull’organo del Pci
faceva innervosire Craxi
negli anni ’80, ma mai
querelato dallo statista
socialista, e oggi, in
epoca Renzi, direttore
dell’Unità,
quello stesso giornale
per il quale vergava le
sue celebri vignette.
Stefania Craxi,
la tenace e indomita
figlia di «Bettino»,
ieri pomeriggio – in un
dibattito alla
Fondazione Craxi, da lei
presieduta, andato
avanti fino a tarda
sera, al quale hanno
partecipato
Fabrizio Cicchitto,
presidente della
commissione Esteri di
Montecitorio, lo storico
Giovanni Orsina,
Umberto Ranieri
tra gli esponenti
principali degli ex
«miglioristi» del Pci, e
il giornalista e
scrittore Mattia
Feltri, autore
di «Novantatré. L’anno
del terrore di Mani
pulite» (Marsilio) – è
riuscita a far abbattere
il tabù di «Bettino» da
parte di Staino, un ex
comunista storico, e
almeno
vignettisticamente
davvero molto
anti-craxiano. Colui che
però, per volontà
dell’ex direttore dell’Unità
Emanuele
Macaluso (amico
di Giorgio
Napolitano e
alla guida dei
cosiddetti «miglioristi»
filo-Psi) divenne
direttore di «Tango»,
supplemento satirico
dell’Unità.
Staino tiene la testa
la bassa e i ricordi si
affollano mentre
scorrono sullo schermo
del docufilm “25 anni da
Mani pulite” scene non
da democrazia
occidentale, come anche
Ranieri riconosce, come
quella dell’ultimo
assalto a Craxi, a furia
di monetine e non solo,
all’hotel Rapahel,
ovvero casa sua. Quasi
si mette le mani nei
capelli, l’ex celebre
vignettista dell’Unità,
di cui oggi è direttore.
Ascolta con Ranieri in
pensoso silenzio, nella
saletta stracolma
intitolata “Piazza
Craxi” (quella che
ancora in Italia non
c’è) le parole che
scorrono sulle schermo
di Craxi che giudica
quella di Mani pulite
«Una falsa rivoluzione»
e il monito dello
statista socialista in
esilio ad Hammamet: «La
storia andrà riscritta e
bene». La chiusa è il
titolo del libro a cura
dello storico
Andrea Spiri
per Mondadori «Io parlo
e continuerò a parlare».
Staino, stimolato da
Stefania, degna erede di
suo padre anche per la
capacità della battuta
pronta, dall’ironia
pungente e mordace,
racconta aneddoti
inediti che rivelano con
onestà intellettuale la
vera «guerra» di quel
duello a sinistra dal
quale Craxi uscì
affondato. E dunque il
vignettista racconta che
fece una vignetta in cui
Gramsci raccomandava ai
comunisti di fare
l’alleanza con il Psi.
In quella vignetta era
raffigurata la testa
pelata di Napolitano. Ma
Macaluso, il suo
direttore di allora in
un giornale che vendeva
quasi un milione di
copie, racconta Staino,
gli disse: «Sergio, ma
Giorgio non ce lo
mettere nella
conclusione». Staino:
«Direttore, ma a me
serve un testa pelata».
Macaluso: «Vabbè,
fammici pensare». La
mattina dopo «Em.ma», la
gustosa sigla che
Macaluso scelse per la
sua rubrica per
l’Unità anni dopo,
lo chiamò e gli disse:
«Sergio, allora fai
così: metti la testa mia
che sempre un po’ pelata
è al posto di quella di
Giorgio». Fu l’allora
vicedirettore
Renzo Foa
(divenuto poi direttore
dell’Unità). il
numero due di
Massimo D’Alema
direttore, a informare
Staino anni dopo che le
sue vignette con le
relative pungenti
risposte che Craxi,
senza firmarsi, gli
rispediva dalle colonne
dell’Avanti,
erano addirittura finite
sul New York Times,
tanto per dare l’idea di
quel tostissimo duello a
sinistra. Stefania però
sottolinea che suo padre
non querelò mai nessuno
per le vignette, e
tante, contro di lui,
mentre D’Alema «lo fece
poi contro
Giorgio Forattini».
Le vignette di Staino
scorrono tutte sullo
schermo a «Piazza
Craxi», per ora solo
saletta della Fondazione
Craxi. Ranieri, degno
erede del presidente
emerito Napolitano, fa
una puntigliosa
ricostruzione di come
andarono le cose a
sinistra, riconosce che
nel 1989 fu fatta
un’amnistia che scagionò
tutta la classe
politica, e quindi anche
il suo partito, il Pci,
dai reati di
finanziamento irregolare
alla politica. Qualcuno
dal fondo della sala gli
rimprovera garbatamente
che la sua ricostruzione
è un po’ “troppo
indulgente con il pool
di Mani pulite”. Le
conclusioni «aperte» le
trae Cicchitto su una
storia «mai accaduta in
una democrazia
occidentale» e che grava
come un macigno
sull’oggi: «Con un Renzi
stretto tra il suo
tentativo di imitare i
grillini e il
vetero-comunismo degli
scissionisti del Pd».
Stefania Craxi anticipa
la presentazione del
libro della sottoscritta
(Paola Sacchi
«I conti con
Craxi»,
Male-edizioni,
casa editrice di Monica
Macchioni)
dove «Bettino» da
Hammamet raccontava alla
sottoscritta 20 anni fa
perché, sintetizza
Stefania, «l’unità
socialista non fallì per
colpa sua». E lo stesso
Staino oggi dopo un
quarto di secolo lo
ammette.
Articolo di Paola Sacchi pubblicato su
formiche.net l'1 marzo 2017
(3/3/2017)
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