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La prospettiva elettorale e le ipocrisie del ministro Martina

 
Emanuele Macaluso

Oggi i giornali danno notizie sui lavori della Commissione Affari costituzionali della Camera dove si discute la legge elettorale per le prossime politiche. La prima cosa che sorprende, ma non viene commentata, è la laboriosità dei parlamentari, che lavorano anche di sabato e di domenica, come se fossimo di fronte a una gravissima emergenza, da affrontare immediatamente. Nulla di tutto questo, la legislatura scade nella primavera del 2018, e la febbre elettorale è esplosa quando Renzi, Grillo, Salvini e anche Berlusconi hanno deciso che si deve votare nell'autunno di quest'anno.

Perché questo anticipo? Nessuno, dico nessuno, dei numerosi dichiaratori del Pd, ha mai spiegato a noi cittadini perché il governo Gentiloni, governo del Pd, deve chiudere subito i battenti. Noi un'idea ce l'abbiamo e io ne ho parlato su questo spazio, e non ripeterò quel che ho già detto. Ma sciogliere il Parlamento è un atto eccezionale, deve essere ben motivato, e a deciderlo è solo il Capo dello Stato.

Bene ha fatto Gentiloni a ribadire che non sarà lui a dimettersi se il Parlamento non gli nega la fiducia. Ma il lavoro domenicale dei parlamentari ci fa capire che fatta urgentemente la legge elettorale, si cercherà un incidente parlamentare: per esempio, esasperare la rissa con Alfano e costringere lui e i suoi a dimettersi; oppure far dimettere i ministri del Pd più ubbidienti. Vedremo.

Intanto, sempre sui giornali di oggi, leggo la reazione piccata dell'ubbidiente ministro Martina, vice segretario ombra del Pd, a quel che ha detto Giuliano Pisapia in una intervista a Maria Latella per SkyTg24.

 

Come sanno tutti, Pisapia per mesi ha ripetuto, anche in polemica con alcuni insensati della sinistra radicale, che voleva ricostruire il centrosinistra alleandosi col Pd. Quindi, occorreva un patto politico che indicasse nel centrosinistra la prospettiva elettorale e una legge che prevedesse le coalizioni con un modesto premio di maggioranza. Renzi e i renziani hanno detto No, perché volevano e vogliono una legge che preveda solo la presentazioni di liste e non di coalizioni, trattando con altri partiti.

È chiaro quindi, anche ai finti tonti, che il Pd prevede di fare un governo con Berlusconi, dicendo che non ci sono altre alternative, invocando lo stato di necessità. Infatti è questa la prospettiva su cui tutti discutono.

A questo punto, Pisapia dichiara che farà una lista che richiami il centrosinistra, con tutti coloro che si battono per questa prospettiva. E fa bene. Martina replica dichiarando: "Non riesco a capire perché Pisapia oggi chiude le porte a un dialogo col Partito democratico, quando da parte nostra invece c'è disponibilità al confronto". Una dichiarazione ipocrita, dato che il confronto per mesi Pisapia lo ha chiesto prima di fare la legge elettorale e le scelte cui ho accennato. E gli è stato risposto picche. L'unica dichiarazione chiara, che potrebbe riaprire il confronto a sinistra, è: "non faremo mai più un governo con Berlusconi". Ma non è stato detto.

È chiaro che la dichiarazione di Martina e di altri renziani, come il Presidente emiliano Bonaccini, sono solo tentativi di copertura a sinistra rispetto a una posizione chiaramente scoperta.

(6 giugno 2017)

 

 

   

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