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Enrico Buemi

 

 

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Buemi :«C’è un pezzo di Pd al servizio dei Pm»

«Voglio far uscire i magistrati dalla loro campana di vetro. Non perché ce l’abbia con loro. Semplicemente devono rispondere dei loro errori come tutti. Come il chirurgo sospeso al millimetro più in qua o più in là del taglio lasciato dal suo bisturi». Il senatore Enrico Buemi non fa l’avvocato. E’ un imprenditore, non ha nulla a che vedere con il mondo della giustizia. Ma è un socialista, innanzitutto. Uno dei pochi parlamentari eletti dal Psi di Riccardo Nencini, grazie all’accordo con il Partito democratico.

Buemi è uno che quando parla di Giuliano Vassalli dice «il compagno Vassalli». E si è messo in testa di riportare in vita la legge sulla responsabilità civile dei giudici voluta dallo storico ministro socialista. O meglio, di riproporla in modo che, dopo 26 anni di finzioni, possa essere applicata davvero.

La proposta di cui Buemi è firmatario (insieme con Nencini e con l’altro senatore Psi Fausto Longo) è stata emendata martedì scorso dal governo, durante l’esame della commissione Giustizia di Palazzo Madama.

Buemi ha minacciato di dimettersi da relatore del provvedimento. Ieri c’è stato un incontro con il ministro Orlando. Una mediazione. «Mi ha ribadito la sua disponibilità ad accettare subemendamenti», dice il senatore socialista, «Orlando mi ha detto che ci sono i margini per cercare un accordo, innanzitutto tra i senatori della maggioranza. Gli ho risposto che però non possiamo permetterci di far fare alla responsabilità civile un passo avanti e due indietro».

Lei dice che Vassalli fu sabotato: perché?

Non voglio fare la sua fine. Scrisse una buona legge, poi gli imposero il filtro di ammissibilità, all’ultimo momento. Con quel trucco è stato tradito un referendum proposto dai radicali e votato dalla stragrande maggioranza degli elettori. E il nostro ordinamento si è consegnato a 26 anni di prese in giro.

In che senso?

Sa quante azioni sono state proposte contro lo Stato da cittadini che si ritenevano danneggiati da decisioni di un giudice? La bellezza di 410 azioni. Sa quante volte il magistrato è stato giudicato colpevole? Solo 7 volte. E da quanto riferito da Via Arenula al presidente della commissione Giustizia del Senato Francesco Nitto Palma, la rivalsa dell’amministrazione nei confronti del giudice responsabile è arrivata a conclusione solo una volta. Una volta, in 26 anni, su 410 cause.

Qualcosa non va, o no? Che dice?

Il ministro è contrario alla sua proposta, senatore? Ho incontrato il ministro poche ore fa. Abbiamo chiarito le nostre posizioni. Lui mi ha ribadito la disponibilità ad accettare subemendamenti. Mi ha detto che ci sono i margini per cercare un accordo, innanzitutto tra noi senatori dellacommissione Giustizia che facciamo parte della maggioranza.

Cosa vuol dire?

Allora il problema non è il ministro… Il ministro deve avere posizioni di mediazione. Ma nel suo partito c’è una componente che sta lì a rappresentare le posizioni dell’Associazione magistrati, ormai è chiaro.

Sta dicendo che una parte del Pd risponde direttamente ai pm?

Sono schierati chiaramente a difesa degli interessi della magistratura. Che vuole una riforma della responsabilità civile dalle polveri bagnate.

Ci spieghi nel dettaglio.

Partiamo dalla legge Vassalli. Quella normativa stabilisce che un giudice può essere chiamato a rispondere di un suo atto per dolo o colpa grave. Sul dolo siamo tutti d’accordo, tanto non si verifica mai. Il punto è la colpa grave. Secondo la Vassalli questa ricorre, tra l’altro, in caso di ’grave violazione di legge determinata da negligenza inescusabile’. Giustissimo. Poi però a quella normativa imposero all’ultimo momento il filtro di ammissibilità. Delle 410 azioni di cui le dicevo sa quante hanno superato indenni questo filtro? Appena 35. Meno del 10 per cento.

Con la sua proposta questo filtro di ammissibilità viene eliminato.

E se per questo anche nella versione del governo. Ma questo passo avanti è contraddetto da due indietro. Perché l’emendamento del governo modifica proprio quel passaggio della Vassalli in cui si definisce come caso di colpa grave anche la negligenza inescusabile. Lo sostituisce con la frase: ’Costituisce colpa grave la violazione manifesta della legge’.

E così è peggio?

Sì, perchè non ci sono quelle due paroline magiche, ’negligenza inescusabile’.

Cosa vuol dire?

Che se ci sono le due paroline il giudice non può sempre cavarsela dicendo ’scusate, mi sono distratto’. Non può dirlo quando la sua disattenzione è inescusabile perché magari l’avvocato della parte lesa gli aveva fatto notare un dettaglio normativo che avrebbe dovuto spingerlo a una decisione diversa, e lui, il giudice, se n’è fregato.

Si risolve il problema del filtro ma si diluisce il resto, è così?

Esatto.

Ma non è che il problema vero è un altro? E cioè che nella sua proposta si definisce colpa grave anche il discostarsi immotivato da sentenze della Cassazione?

In effetti anche su questo c’è stato un emendamento del governo, che vincola il giudice ad aderire solo alla giurisprudenza comunitaria. Il che è indispensabile per evitare sanzioni milionarie da parte dell’Ue. Ma a giudizio del sottoscritto, di Forza Italia e persino di una parte del Pd, è necessario che il giudice debba spiegare perché non tiene conto di sentenze della Suprema corte. Non diciamo che deve per forza attenersi. Diciamo soltanto che, se decide di non farlo, deve spiegare perché.

Secondo l’Anm così l’interpretazione della legge viene impedita.

E no. Così si impediscono sentenze fantasiose. Così un giudice che pretende di affermare che il bianco è nero deve spiegare come fa.

Ce la farà a convincere il governo?

Spesso il governo pone la fiducia. Se c’è una parte del Pd refrattaria a questi principi di giustizia, il governo costringa loro, una volta tanto, a votare sotto la scure della fiducia.

Senatore, ma alla fine perché l’Anm si impunta tanto? Tanto non paga l’assicurazione?

Lasci perdere, questo è un altro scandalo. In 26 anni le assicurazioni hanno solo lucrato: hanno incassato i premi senza pagare quasi mai per i danni procurati dai giudici.

Ma allora la premura verso l’Anm è solo un ossequio a sua maestà?

No, questa feroce resistenza è un danno contabile, altro che.

Intervista di Errico Novi pubblicata su Il Garantista il 23/10/2014

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