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Enrico Buemi

 

 

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Interrogazione parlamentare di Enrico Buemi

Silenzio su eritrei che scappano da regime

 

Tra i tanti profughi in arrivo in Italia si parla poco degli eritrei, un popolo che si ritrova in un regime dittatoriale di cui ancora poco si parla. In Eritrea è stato cancellato lo Stato di diritto: abolita la libertà di stampa, tanto che ad Asmara dal 2010 non ci son più corrispondenti esteri, tanto da essere considerato da “Reporters sans frontières” il Paese meno libero del pianeta; prigionieri sottoposti a torture spaventose; Non si può avere un passaporto prima dei 60 anni perché la leva è obbligatoria e… a tempo indeterminato.
Proprio per questo il senatore socialista Enrico Buemi, ha presentato un’interrogazione parlamentare in Senato, non solo per far luce su questo Paese e sul regime di di Isaias Afewerki, ma anche per informazioni sulle condizioni dei profughi eritrei nel nostro Paese.

 

Con l’interrogazione presentata oggi in Senato, si chiede ai Ministri degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale e dell’Interno di sapere “se i Ministri in indirizzo non intendano, per le parti di propria competenza, fornire prontamente ai profughi eritrei sbarcati nel nostro Paese tutte le informazioni possibili al fine di rendere più veloci le pratiche per il riconoscimento dello status di rifugiato”, visto che “la Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sui diritti umani in Eritrea denunciava l’8 giugno 2016 come la dittatura del Presidente Isaias Afewerki si sia resa responsabile, da ben 25 anni e in modo sistematico, di crimini contro l’umanità, quali riduzioni in schiavitù, esecuzioni extragiudiziali, omicidi, torture, stupri, carcerazioni illegittime, arruolamento forzato nell’esercito a tempo indeterminato e lavori forzati ‘in una campagna per istillare la paura e scoraggiare l’opposizione'”. Inoltre c’è stata un’apertura di credito concessa al regime eritreo attraverso i finanziamenti dell’Unione europea, di cui l’Italia si è fatta promotrice: “pari a 200 milioni di euro fino al 2020, stanziati attraverso l’undicesimo Fondo europeo di sviluppo e sui quali è stato siglato un accordo ad Asmara il 28 gennaio 2016 tra il Ministro eritreo dello sviluppo nazionale e il capo della delegazione dell’Ue, nonostante il Parlamento europeo abbia adottato una risoluzione contraria, e l’inclusione di Asmara nel Processo di Khartoum, un piano di cooperazione tra paesi Ue e del Corno d’Africa per prevenire la tratta di esseri umani”.

24 settembre 2017

 

 

 

 

Sandro Pertini

L'idea di socialismo 

Loris Fortuna 

Pietro Nenni

Interrogazione a risposta scritta Buemi – Guilherme

Interrogazione a risposta scritta

Ai Ministri degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale e dell’Interno. – Premesso che:

la Commissione di inchiesta delle Nazioni Unite sui diritti umani in Eritrea denunciava l’8 giugno 2016 come la dittatura del Presidente Isaias Afewerki si sia resa responsabile, da ben 25 anni e in modo sistematico, di crimini contro l’umanità, quali riduzioni in schiavitù, esecuzioni extragiudiziali, omicidi, torture, stupri, carcerazioni illegittime, arruolamento forzato nell’esercito a tempo indeterminato e lavori forzati “in una campagna per istillare la paura e scoraggiare l’opposizione”. Il governo di Asmara non ha concesso l’ingresso nel proprio Paese ai membri della Commissione, che ha ottenuto le informazioni da 833 interviste con eritrei della diaspora, residenti in 13 paesi e grazie a 1609 dichiarazioni scritte ottenute durante la sua prima indagine da metà del 2014 a metà 2015;

Isaias Afewerki ha imposto il monopartitismo impedendo lo svolgimento di libere elezioni e controllando capillarmente assetti istituzionali e militari, scelte politiche e programmi economici;

la drammatica situazione è stata più volte denunciata da organizzazioni internazionali come Amnesty International, Human Rights Watch e Reporter Senza Frontiere e confermata dalle migliaia di richiedenti asilo che continuano a sbarcare sulle nostre coste;

tenuto conto che:

il governo eritreo obbliga gli espatriati a pagare la cosiddetta Diaspora Tax, prelievo del 2 per cento sullo stipendio guadagnato nel paese ospitante , una misura già condannata dall’Onu con la risoluzione 2023 del 2011, nella quale si diffida l’Eritrea dall’usare “estorsione, minacce di violenza, frode e altri mezzi illeciti per raccogliere tasse dai suoi cittadini” residenti fuori dal paese e anche perché i fondi così incassati vengono parzialmente usati per destabilizzare la regione, cioè per finanziare gruppi di opposizione. Il pagamento del 2% del reddito è il prerequisito per accedere ad ogni servizio consolare, dal rinnovo del passaporto, al rilascio del visto di entrata e di uscita dal paese e ad altri servizi simili e coloro che non pagano la tassa sono generalmente soggetti a intimidazioni, estese fino alla famiglia rimasta in Eritrea. Questa forma di tassazione ha già suscitato prese di posizione in alcuni paesi, come il Canada, la Svizzera e l’Inghilterra, dove l’ambasciata eritrea è stata diffidata dall’usare metodi estortivi per raccogliere la tassa;

i finanziamenti destinati all’Eritrea dall’Unione europea, pari a 200 milioni di euro fino al 2020, stanziati attraverso l’undicesimo Fondo europeo di sviluppo e sui quali è stato siglato un accordo ad Asmara il 28 gennaio 2016 tra il Ministro eritreo dello sviluppo nazionale e il capo della delegazione dell’Ue, nonostante il Parlamento europeo abbia adottato una risoluzione contraria, e l’inclusione di Asmara nel Processo di Khartoum, un piano di cooperazione tra paesi Ue e del Corno d’Africa per prevenire la tratta di esseri umani, di cui l’Italia si è fatta promotrice, sono una dimostrazione dell’apertura di credito concessa al regime eritreo, nonostante le scelte politiche del dittatore eritreo abbiano contribuito alla destabilizzazione del Corno d’Africa fin dal 1994, come dimostrano le guerre condotte contro gli Stati confinanti;

don Mussie Zerai, Presidente dell’agenzia Habeshia e candidato al Nobel per la Pace nel 2015 per la sua opera a favore dei rifugiati, sollevando il problema dei finanziamenti concessi dall’Italia all’Eritrea, notava che finanziamenti per centinaia di milioni di euro avrebbero potuto rafforzare la dittatura in Eritrea;

considerato che:

il diritto internazionale, con la Convenzione di Ginevra in primis, e la Costituzione italiana (articolo 10, comma 3 “lo straniero al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”) delineano in modo inequivocabile i presupposti per ottenere lo status di rifugiato,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo non intendano, per le parti di propria competenza, fornire prontamente ai profughi eritrei sbarcati nel nostro Paese tutte le informazioni possibili al fine di rendere più veloci le pratiche per il riconoscimento dello status di rifugiato,

se ai Ministri interrogati risulti ancora in vigore – da parte dell’Ambasciata e dei Consolati di Asmara – la riscossione della tassa del 2 per cento sul reddito percepito in Italia dagli immigrati eritrei e, nel caso, se si ritenga opportuno intervenire al fine di impedire tale illecita tassazione;

se i Ministri siano informati del fatto che, presso diverse questure in occasione di rinnovi del permesso di soggiorno o altre partiche relative alla presenza di eritrei nel nostro Paese, gli stessi siano invitati a rivolgersi presso l’ambasciata o presso i consolati eritrei con la conseguenza che tale procedura li esporrebbe a possibili ritorsioni anche nei confronti dei loro familiari rimasti in patria,

se i Ministri interrogati intendano promuovere misure di sostegno ai migranti eritrei in Italia e di sviluppo economico in Eritrea condizionate a una evoluzione democratica e di rispetto dei diritti umani, tenuto conto del rapporto storico tra l’Italia e il popolo eritreo.

SEN. Enrico Buemi

SEN. Longo Fausto Guilherme

 

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