Questa legge Severino è un vero disastro. Sta creando solo
guai. Non parliamo di quello che è successo nella politica
nazionale, con la decisione che sarà formalizzata tra qualche
giorno di espellere dalla vita politica uno dei suoi
protagonisti maggiori ma di un caso avvenuto a Marina di Gioiosa Jonica in Calabria.
Caro direttore
non
è questa la sede per muovere obiezioni alla condanna comminata dal
Tribunale di Pescara e le motivazioni che dovrebbero sostenerla. Lo
stanno facendo gli avvocati ed è bene che siano loro a rappresentare
e difendere le nostre obiezioni nelle sedi proprie. Vorrei solo fare
qualche riflessione sulle cose che mi hanno colpito delle
«motivazioni» che dovrebbero sostenere le ragioni della pesante
condanna decisa dalla Corte.
Le amnistie chiudono, o dovrebbero chiudere, fasi storiche o
sanciscono svolte rilevanti, sia di politica giudiziaria (p.e.
nuovo codice penale), sia di quadro politico generale.
Perseverare nel far dipendere la decadenza di Silvio Berlusconi
dalla legge Severino vuol dire rischiare di incorrere in un
possibile invalidamento da parte della Corte di Strasburgo, cui
Berlusconi ha fatto ricorso.
Da una parte i berlusconeros e dall’altra gli antiberlusconeros… roba da peronisti e komeinisti!
Ma è proprio questo lo scenario politico italiano? Forse si, purtroppo, anche se i socialisti, in quanto tali, non possono avere nulla a che fare con questa concezione degenerata della politica.
La riforma della geografia
giudiziaria rischia l'autogoal
Il ministero della Giustizia sta mettendo una toppa
peggiore del buco. I decreti correttivi
ministeriali alla Riforma della geografia giudiziaria
sembrano improntati all'insegna di una eccessiva fretta
infruttifera, sottovalutano le concrete situazioni dei
territori e le ulteriori difficoltà che ne derivano per i
cittadini coinvolti.
Non si può perdere di vista la ratio della legge,
velocizzare i tempi della giustizia ed evitare gli sprechi
se la chiusura dei tribunali minori non
è fatta con razionalità e la giusta riflessione, rischia di
essere un dannosissimo autogoal per il paese.
Nei territori più critici è necessario mantenere presidi
vicini alle problematiche territoriali non è possibile procedere per tagli generalisti.
Non tenere conto dei pareri parlamentari, espressi attraverso
iniziative legislative e ordini del giorno accolti dal Governo,
significa esautorare il Parlamento della sua funzione.
Razionalità e buon senso stanno scomparendo, travolti
dall'approssimazione e frenesia mediatica
5/9/2013
Enrico Buemi
Intervento del Sen. Enrico Buemi
sulla riorganizzazione delle circoscrizioni giudiziarie
Vedo che La Repubblica, ripetutamente assegna posizioni precostituite ai vari componenti della Giunta per le Immunità, compreso il sottoscritto, che di volta in volta viene inserito tra i favorevoli o contrari alla decadenza del senatore Berlusconi.
Mi chiedo in questo paese lo stato di diritto e quello che prescrivono le leggi, sono un optional o un vincolo da rispettare tutti?
Dicono: una legge sulla responsabilità civile dei giudici che
hanno agito per dolo e colpa grave, la vogliono i corrotti per
vendicarsi delle inchieste. Falso: la vogliono 20 milioni e
770.334 italiani (oltre l’80 per cento dei votanti) che nel
novembre 1987 si espressero a favore di una sanzione per chi ha
abusato del proprio potere, distorcendo con dolo le norme dello
Stato di diritto.
Esordisce così il senatore Enrico Buemi (PSI), interpellato
dal VELINO, a proposito della reazione del sindacato delle toghe
alle linee guida del Governo sulla riforma della giustizia in
materia di responsabilità civile dei magistrati.
Come
un fiume carsico la questione della responsabilità civile dei
magistrati riemerge nelle cronache politiche, attraverso blitz
più o meno inaspettati di singoli parlamentari, ma ancora non
riesce a trovare una soluzione, politica prima ancora che
giuridica.
A causa di una sottocultura giustizialista e legalitaria che ha
divinizzato l’Istituzione giudiziaria si è perso di vista che la
magistratura è un potere dello Stato: e in barba della Costituzione
stessa, è un organismo politico (iper lottizzato) potentissimo e
che, come ogni potere, vige una lotta interna tra fazioni.
Ospite questa mattina della trasmissione Coffe Break su La7, il
sen. Enrico Buemi, capogruppo del PSI alla Commissione giustizia e
componente della Giunta delle immunità di Palazzo Madama.
Quando venne indicato al pubblico ludibrio come un pericoloso
criminale, il fondatore di Fastweb Silvio Scaglia si trovava
all’estero. Invece di scappare, tornò in Italia per conferire
con i magistrati che lo accusavano. Fu arrestato, e per un anno
venne privato della libertà, prima in carcere, in uno spazio
angusto dove, come ha detto in questi giorni, perfino un maiale
si sentirebbe soffocare, poi agli arresti domiciliari.
Si stanno preparando altri venti anni di
interpretazioni, processi e leggi ad personam
Inaccettabile organizzare mailbombing su chi deve
decidere
Inaccettabile e lesiva dell'autonomia di giudizio dei singoli membri
della Giunta che si accinge a decidere sulla decadenza di Berlusconi
organizzare la pressione delle piazze come ha fatto la deputata Lombardi
(M5S) su Facebook. Altro che difesa dello Stato di diritto!
Siamo, ormai, di fronte alle barbarie giuridico-politica e a una
inaccettabile pressione su chi è chiamato a decidere in piena libertà di
coscienza e serenità di giudizio. Tra partiti presi, sentenze
emesse prima del processo e jacqueries organizzate via internet, il tanto
invocato stato di diritto non esiste più.
Ormai la legge è l'ordine del capo sia esso Berlusconi, Grillo o qualcun
altro. Di tutto questo ce ne pentiremo, perchè si stanno preparando altri
venti anni di interpretazioni, processi e leggi ad personam.
Il conflitto tra politica e giustizia è il frutto avvelenato della Seconda Repubblica. Ce lo trasciniamo dietro da vent'anni, ma non se ne vede mai la soluzione. Per forza: a mettere pace servirebbe una riforma di sistema, invece tutti pensano a «sistemare» (in un senso o nell'altro) Silvio Berlusconi.
Privacy: i principi costituzionali valgono anche
all'interno dell'aula del Senato
Condivido la denuncia del collega, sen. Nitto
Palma sulla assoluta mancanza di riservatezza in
quest'Aula. Per svolgere le nostre mansioni, spesso
dobbiamo visionare email e comunicazioni che ci
provengono dall'esterno attraverso i nostri tablet e
pc, che televisioni e fotografi si sentono in
diritto di spiare e promulgare. La riservatezza
della corrispondenza, almeno fino ad oggi è
garantita costituzionalmente. Penso che debba essere
assicurata tanto più dentro a questa Aula.
Mi fa piacere che anche il questore Malan abbia
richiesto l'intervento del Consiglio di Presidenza e
una revisione del regolamento per affrontare il
problema della nostra personale privacy violata.
Intervento in aula del Sen. Enrico Buemi, capogruppo del Psi alla Commissione Giustizia di Palazzo Madama, nel corso della discussione generale sul decreto cosiddetto "Svuotacarceri"
Non ho capito
bene una cosa: ma le sentenze si rispettano o si discutono?
Io ho sempre pensato che si discutono, specialmente le
sentenze di condanna. C’è però in giro molta gente – quasi
tutto il mondo politico e giornalistico – che, per esempio,
in occasione della sentenza Ruby (vistosamente assurda) ha
pensato di contrastare l’assurdità della sentenza con quella
frase che risolve tutto: “Le sentenze si rispettano non si
discutono”.
Un bel
cimelio del passato. C'è per caso qualcuno che ha qualche rimpianto?
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