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Enrico Buemi

 

 

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L'Europa da costruire

Intervista a Riccardo Nencini

"Di priorità ne vedo due e investono l'iniziativa socialista in tutta Europa. Noi dobbiamo fare la nostra parte nella battaglia contro il populismo, le diseguaglianze e la superficialità. E dobbiamo fare la nostra parte per riscrivere i canoni del socialismo al tempo della rivoluzione tecnologica e della globalizzazione. Perché le chiavi di lettura del '900 non servono più. E la ragione per la quale abbiamo ripetutamente chiesto un Congresso straordinario del Pse come sede nella quale elaborare un pensiero nuovo". Lo afferma il segretario del Psi Riccardo Nencini fresco di riconferma come Viceministro alle infrastrutture.

Da dove partire?

La lotta alle diseguaglianze e le grandi migrazioni. Sono questi i due fattori che destabilizzano le società e alimentano ovunque una destra radicale e populista. Vi è un sentimento mondiale che necessita una risposta e rispetto a questo sentimento la sinistra riformista non ha risposte efficaci.

Manca una risposta perché i partiti si sono indeboliti?

C'è molto di più. Lo scenario è più preoccupante. Mentre i socialisti seppero per primi interpretare le chiavi, che erano nuove per il tempo della società industriale, oggi sono il movimento culturale più in difficoltà perché i canoni del '900 sono profondamente cambianti. Non siamo più in una società dal benessere diffuso come dagli anni '60 alla seconda metà degli anni '90 quando per un quarantennio l'Europa si è distinta come società del benessere. Oggi c'è una crisi forte del ceto medio e c'è un allargamento della forbice tra pochi detentori di ricchezza e molte nuove povertà. Quindi la piramide ha allargato la sua base e ristretto il suo vertice. Ed è l'esatto contrario di quello che è successo nella seconda parte del Novecento grazie soprattutto al governo riformista con i socialisti in testa in Europa. Ma anche molte forze cattoliche hanno avuto una funzione di questa natura.

E ora?

Ora questo aspetto si è modificato ma le risposte ancora non le abbiamo. Altro punto: quando parlo di migrazioni mi riferisco a un fenomeno che sarà durevole nel tempo. Non c'è temporaneità, per questo va governato. Ma il sistema di governo non è il multiculturalismo un po' cialtrone che si è manifestato in questi anni. Noi dobbiamo essere accoglienti ma nella valorizzazione dei nostri valori che sono basati sull'uguaglianza e la libertà a cominciare dalla parità uomo donna. Quindi il multiculturalismo deve essere consentito nel rispetto di questi principi fondamentali. Non può essere il fai come ti pare.

Ma c'è ancora bisogno di riformismo oggi?

Ha cambiato segno. Ma la necessità è ugualmente forte. Oggi si hanno aree di disagio anche nel mondo dei professionisti, del commercio, degli artigiani. Fino a 15 anni fa un professionista, un avvocato un architetto, era considerato la crema della società. Molto spesso oggi, o paghi la cassa forense o paghi l'affitto dell'abitazione. Quindi il livello del disagio è diventato trasversale, è diventato mutevole. Si sta ovviamente meglio rispetto al primo novecento, ma si sta peggio rispetto a venti anni fa. E questo peggioramento non ha riguardato soltanto il proletariato del nostro tempo, ma pezzi di queste classi sociali che sono precipitate nel disagio sociale. Quella che era l'ossatura dell'Italia negli anni '80 e '90, il terziario, oggi non vive una stagione felice. L'ha vissuta ma non la vive più. Terza condizione, c'è stata un'interruzione brusca dell'ascensore sociale e questo riguarda soprattutto le giovani generazioni. Se a un ragazzo di venti anni lo privi delle opportunità gli togli il futuro.

E a questo serve una risposta da parte della politica.

La prima cosa da fare, almeno a livello europeo, è la necessità di prendere misure che Nencini-Psiriguardano il modo della grande finanza. Sono misure obbligatorie. La crisi della politica ha aperto un oceano davanti ai grandi poteri finanziari. E sono poteri in gran parte incontrollati. Non solo non sono eletti, ma non subiscono nessuna forma di controllo. Siccome non è possibile renderli eleggibili, sono obbligatorie almeno forme di controllo. Però sono misure che i singoli stati singolarmente hanno difficoltà a prendere perché sarebbero inefficaci. Servono accordi come minimo comunitari.

Mentre l'Europa latita.

L'Europa non sta partecipando in nulla nella definizione della cornice internazionale di questo secolo. La partita se la stanno giocando gli Stati Uniti, la Cina e mi pare che si stia consolidando la Russia. Questo è a oggi il triangolo. Manca il quarto lato, quello dell'Europa. Manca una visione di una leadership europea, che in passato c'è stata: i Mitterrand, i Kohl, i Craxi, i Gonzalez. La stessa Thatcher. Erano leader che avevano una visione internazionale. E una visione di orizzonte con un intuito del futuro. Oggi si discute soltanto di quanto rigore debba essere immesso quotidianamente sulla scena comunitaria.

E anche sulla gestione dell'immigrazione la mancanza di Europa si è sentita.

L'Europa di fatto con i trattati di Dublino ha delegato all'Italia, per sua condizione geografica il ruolo di piattaforma per i migranti. Ed è una delega irresponsabile. La seconda piattaforma l'aveva individuata nella Turchia di Erdogan. Una piattaforma a pagamento. Quindi in questo caso la revisione del trattato di Dublino è la priorità. La seconda è la valorizzazione dei suoi valori. Cioè una norma che obblighi chi arriva in Europa a giurare sulle nostre Costituzioni e a conoscere la lingua del paese che lo ospita per godere degli stessi diritti e avere le stesse responsabilità. Questo è decisivo. Noi, ormai un anno fa, abbiamo presentato un disegno di legge di questo tipo.

Il dibattito sulla legge elettorale sta entrando nel vivo. Il Psi cosa propone?

Prenderemo presto una iniziativa con i Radicali e con quanti sostengono la nostra proposta di legge. Che è un sistema di tipo maggioritario, la cui partenza può essere anche il Matterellum.

Passiamo al Partito.

Dobbiamo mettere da parte i tribunali e occuparci esclusivamente di politica. Noi saremmo leali con il governo Gentiloni, ma saremo più liberi soprattutto sulle misure che riguardano il mondo del lavoro e il disagio sociale.

In ogni caso le elezioni non saranno più lontane del 2018. Il Psi come si sta organizzando per questo appuntamento?

Intanto voglio sottolineare che il tesseramento è andato molto bene. C'è stata una risposta molto positiva in tutta Italia. Secondo: ricucire lo strappo referendario. Nei prossimi tre mesi ci dedicheremo a disagio sociale, periferie e immigrazione con una nuova lettura del riformismo in Italia che affidiamo al Convegno meriti e bisogni che stiamo organizzando. Nello stesso periodo teniamo in Sicilia una nostra iniziativa sui migranti. Vanno preparate tante costituenti regionali a partire dal coinvolgimenti del Nuovo Psi. C'è già un'iniziativa in Campania che sta dando ottimi frutti. Qui dovremmo fare un censimento di tutte le forze, uomini e donne, che si rifanno al socialismo italiano: dal sindacato a chi è rimasto al focolare in questi anni. Quindi vanno previste tra gennaio e marzo tante Costituenti regionali. Tante Epinay. Terzo ed ultimo: a patire dalle regioni e dalle città importanti che vanno al voto, penso alla Sicilia, a Palermo e a Genova, per le quali bisogna pensare di mettere in campo dei rassemblement socialisti, laici, ambientalisti e civici.

Da gennaio Guterres, un socialista vecchia maniera, sarà a guida dell'Onu. Cosa significa questa scelta?

Vorrei che fosse l'inizio di una di una controtendenza. Anche perché non è vero che i partiti sono in crisi, sono in crisi i partiti tradizionali. Però dove esistono vincono le elezioni. Quello di Grillo è un partito nuova maniera, ma è un partito. Tsipras, che vince le elezioni in Grecia, ha un partito. I conservatori inglesi che cambiano leader nell'arco di un mese con un referendum interno, sono un partito. Podemos, in Spagna, è un partito. Non sono movimenti generici di cittadini. Però sono movimenti che aggrediscono la società con sistemi diversi del partito ottocentesco.

Ma se il rischio è quello di Roma con i 5 Stelle.

Il Senato romano ordinò Carthago delenda est. Pare che la parola d'ordine della sindaca sia invece delenda Roma.

Intervisa di Daniele Unfer pubblicata su L'Avanti! il 30 dicembre 2016

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